Smetto quando voglio - Ad honorem - La Sapienza

La triologia di "Smetto quando voglio" è una delle migliori opere cinematorgrafiche italiane degli anni '10 (del 2000...): divertente, scanzonata, tecnicamente impeccabile - e tutto sommato anche caustica e tristemente attuale nel quadro del mondo del lavoro, per laureati e non, in cui ci tocca vivere.

Se ovviamente Roma fa da sfondo a tutta la storia dei film, la scena in cui la Banda dei Ricercatori, dopo aver sventato la strage in Aula Magna, si allontana eroica dalla loro amata Università alle prime luci dell'alba per far ritorno in carcere sintetizza tutto l'epos della trilogia: ormai adulta e conscia delle sue vere capacità, la combriccola di nerd può lasciare spazio alle giovani leve, che probabailmente dovranno attraversare a loro volta lo stesso deserto e le stesse fatiche per entrare davvero nell'età matura.

La Sapienza - università pubblica fondata nel 1303 per volontà di papa Bonifacio VIII - è una vera e propria "città universitaria" realizzata durante gli anni trenta, nel pieno del ventennio fascista, da una serie di architetti razionalisti guidati da Marcello Piacentini e supervisionati direttamente da Mussolini. Sebbene alcune facoltà non si trovino nella "cittadella" è popolata da centinaia di migliaia di studenti, professori, ricercatori, dottorandi e sottobosco accademico italiano.

Dall'ingresso principale - quello da cui è presa la scena finale del film - la prospettiva mette in evidenza la statua della Minerva realizzata in bronzo e posta all'interno di una vasca d'acqua, di fronte al Palazzo del rettorato.

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