L'assassino - Piazza Mignanelli

La firma di Elio Petri su un'opera cinematografica è sempre segno di qualità elevata e profondità di analisi psicologica, sociale, morale e spesso politica. Se poi nel mix ci si mette anche Marcello Mastroianni, beh, il risultato non può che essere uno splendido esempio di noir all'italiana - cupo come le onde del mare d'inverno, freddo come l'aria pungente dell'alba romana, sensuale come le curve dei colli su cui si distende la Città Eterna.

In questa scena iniziale assistiamo all'arrivo della polizia per prelevare Alfredo Martelli (Mastroianni) dalla sua abitazione per condurlo in Questura, kafkianamente senza spiegazioni. Solo in seguito scoprirà di essere accusato di aver ucciso la sua ex-amante - e dopo un apparente ravvedimento a seguito di una giornata passata fra camere di sicurezza e commissari sprezzanti, una giornata tutto sommato ricca di riflessioni sul senso un po' meschino della sua vita il film si congeda con una serie di colpi di scena molto "petriani" nella loro beffardia.

Della location, che dire? Piazza Mignanelli è racchiusa tra via del Tritone e Piazza di Spagna, deve il suo nome al Palazzo della fine del '500 - ed è come al solito un angolo magico di Roma. I gradini dove c'è l'ingresso della casa di Alfredo conducono più o meno a metà della Scalinata di Trinità dei Monti, luogo di un altro piccolo gioiello del cinema giallo italiano, La Ragazza che Sapeva Troppo.

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